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08.09.2014

Non avete ancora scoperto Ground Zero #05 Frontiere??

Dopo i luoghi dell’abitare (#01/Luoghi), in cui si (soprav-)vive; i processi di assimilazione (#02/Cibo), di cui ci si nutre; i corpi che siamo (#03/Persone), con cui ci si specchia; ciò che espelliamo (#04/Rifiuti), che ci fa (non-)essere; l’ultimo numero della pubblicazione ‹Ground Zero› intende focalizzarsi su “Frontiere”.

Avendo iniziato con lo spazio, per poi attraversare processi, incontrare e rigettare corpi, il ciclo si conclude così con il tempo, inteso come frontiera immaginaria, orizzonte utopico e/o distopico di possibili visioni e racconti di Ticino a venire. L’utopia, quindi, come luogo di un futuro ideale, isola meravigliosa che sa ospitare i migliori propositi del nostro pensare. La distopia, quindi, come incubo del presente e suo sviluppo potenziale, le cui disfunzioni già si annidano nel qui e ora. Pensare, narrare, mostrare il territorio a partire da ciò che potrebbe essere, ciò che vorremmo che fosse e ciò che invece temiamo possa diventare.

Le frontiere, futuri orizzonti temporali, si possono così declinare in piani molteplici:
—le frontiere dell’abitare (dove e come vivremo in futuro? Quale spazio desideriamo e quale temiamo?);
—le frontiere del lavorare (quando e come lavoreremo in futuro? Quale lavoro desideriamo e quale temiamo?);
—le frontiere del consumare (cosa e come consumeremo in futuro? Quale consumo desideriamo e quale temiamo?);
—le frontiere dell’evadere (perché e come evaderemo in futuro? Quale evasione desideriamo e quale temiamo?);
—e poi, ancora, le frontiere sessuali, famigliari, religiose, della vita e delle morte, ed altro ancora.

Macerie.

Ground Zero

GZ5